domenica 23 dicembre 2007

Passati sogni di una prosa migliore.

- Non è colpa tua. -
I suoi capelli fulvi sfumavano nel vento come fiamma ardente. Il tepore di placenta, insinuandosi in ogni anfratto di quello che percepivo di me, sembrava diffondere dalle anse della sua chioma, attraverso quel fluido più trasparente dell'aria che blandamente ci avvolgeva. Ciò che ero abituato a vedere come una piccola macchia al centro delle sue iridi azzurre era posseduto da sfumati paesaggi, vita calma nei campi, scene di caccia, sacrifici a base di sangue e di nettare, guerrieri in armatura inginocchiati a pregare in aperti campi di orchidee.
- Le 26:30, erano le 26:30. -
Dovevo avere un'aria smarrita, visto che senza aggiungere altro si inginocchiò e mi accarezzò la fronte. Alle sue spalle padre Clemente mi sorrideva e, accortosi del mio disagio a causa del bianco che incendiava il cielo, con un guizzo improvviso nello sguardo sembrò aprirsi ad ombrello e ci sovrastò col suo mantello candido di neve.L'oceano negli occhi di Chiara sembrava agitato dalle piogge di mille universi, un ribollente crogiolo dei pianti di tutte le madri, l'anima liquida dell'estasi, infinita gioia per questa eterna gravidanza. Provai un senso di enorme pienezza e comunione, la sintesi dei baci della vita intera, mentre il prato sotto le mie ginocchia sembrò frantumarsi come il fondo della bottiglia quando si abbatte agli scogli nel fragore delle onde.
- Sono le 2:30. -
La mano del simulacro di Chiara era appoggiata alla mia spalla destra. Mi svegliavo sempre sul fianco sinistro, nella naturale propensione a proteggere il cuore dagli agguati del risveglio. Sentii il lenzuolo di lino, mio diurno sudario stropicciato dalla luce che si infiltrava dalle persiane, trascinato con movimento regolare verso il centro del letto, il gorgoglio lontano della moka, passi sul pavimento ricoperto del parquet screpolato da anni di trascinamenti. Accennai un sorriso in direzione di Chiara che spettinata era già sulla via del bagno.
- Questa volta hai dormito 24 ore. Credo non sia normale. - sentenziò sciacquandosi il viso.
Bevvi il mio caffè e tornai a letto, travolto da un'infinita stanchezza.

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